La maglietta perfetta

Bianca, gialla, rossa, a righe o a tinta unica… Esistono tanti tipi di magliette e basta farsi un giro in un negozio o in un centro commerciale per rendersene conto.

A volte ci si trova a vagare per ore e ore tra i corridoi dei nuovi templi del consumismo moderno per scoprire la varietà ideata dagli stilisti, più o meno alti, ma troppe volte sembra che siano davvero troppo poche.

Eppure io nella mia mente ho le idee molto chiare: qualcosa che non sia banale, originale ma non eccessiva, qualcosa che dia l’idea di una persona di carattere ma che rispetti le situazioni sociali in cui ci trova quotidianamente.

Chiedo davvero troppo?

Coprire si, ma con stile. Qualcosa di elaborato, che abbia dietro un background culturale senza per questo volerlo spacciare in giro e gridarlo a chiunque incroci lo sguardo. Un tessuto forte ma soave senza che si rompa al primo chiodo in cui si imbatte, senza per questo costringermi a muovermi come un Robocop zoppo.

Così mi tuffai tra i mille modelli e colori che qualcuno aveva pensato per me e per tante altre anime che come il sottoscritto pensano che vestirsi non significhi semplicemente coprirsi dal freddo.

Oppure dalla vergogna che oggi sentiamo senza qualcosa addosso, senza quella paura che il nostro essere nudi mostri agli altri cosa siamo veramente.

Una maglietta che non solo mi copra ma che mi faccia sentire fiero di come sono, al sicuro dagli sguardi indiscreti di chi è pronto a giudicare secondo il proprio modo di pensare e le proprie attitudini di vita.

Corridoio dopo corridoio, negozio dopo negozio, vetrina dopo vetrina, mi aggiravo con lo sguardo a radar cercando quel dettaglio così chiaro nella mia mente ma che sembrava così difficile dalla replicare per stilisti troppo diversi da me e dal mio modo di essere. Niente. Altro centro commerciale, altra camminata che si concludeva col mio sguardo radar vuoto e sempre più esausto. Così il mio portafoglio restava pieno e le mie mani libere da buste ancora inesistenti.

Cosa fare ora? Davvero il mio armadio era destinato a non accogliere nuovi abitanti?

Dopo vari centri commerciali percorsi e tutti i negozi delle strade più famose esplorati, il mio navigatore satellitare iniziava a vacillare restando senza più mete da mostrami. Cos’è più inutile, un navigatore che non ha più strade da proporre o un esploratore che sta perdendo la speranza che esista una meta adatta a lui?

Passata l’estate, un mite autunno permetteva il rinvio del momento fatidico in cui le magliette da grillo salterino dovevano far posto ai maglioni formichine che sarebbero sopravvissuti all’inevitabile inverno ormai alle porte.

Il destino, però, ha la sua puntualità che a volte si manifesta in un vento freddo improvviso, lasciando indifesi chi ancora crede nell’eternità delle proprie energie.

Quel gelido freddo mi entrò dentro fin nell’anima, per lottare come un leone per la sua sopravvivenza. A nulla servivano i miei notturni tentativi di resistenza che cercavano di arginare una forza ormai tramutata in tempesta.

Se resistere al tuo nemico risulta impossibile quanto abbatterlo, era arrivato il momento di balzare sulla prua della barca e ordinare di dispiegare quelle vele che ricevevano forza e direzione da quello che ormai andava trasformato in alleato.

Era arrivato il momento di abbandonare i sogni di una maglietta perfetta e pensare semplicemente ad affrontare la fredda stagione in maniera confortevole, privo di quel qualcosa che scaldasse anche il mio cuore. Niente di più.

Ritornare sui miei passi con i miei piedi resi decisi da chilometri di sguardi scrutatori. Chiudere gli occhi sulle distanze dalle perfezioni troppo visibili a chi sta cercando qualcosa di speciale. Era questo che mi fece battere quel vento insidioso e perdere coscienza addormentandomi lentamente.

Quel giorno il sorriso della commessa rispondeva in pieno alla convenzione sociale impostale dal ruolo e dalle aspettative che questo porta con sé. L’ambiente confortevole era al tempo stesso adatto a mettere in mostra tutti i vestiti pronti a essere accolti tra le braccia di compratori più o meno appassionati. Tutto secondo quel copione scritto per questa e le altre occasioni simili.

Così scelsi la maglietta meno lontana da quella perfezione troppe volte apparsa nei miei pensieri e ancora più spesso rimasta una chimera.

Il camerino spalancò la sua soave e morbida bocca per poi inghiottirmi affamato. Così mi ritrovai nell’accogliente ventre per abbandonare ciò che mi copriva e indossare qualcosa che mi avrebbe aiutato ad affrontare con più leggerezza le sfide quotidiane fuori dalla porta.

Adesso potevo avvolgermi nel caldo e sicuro abbandono degli irraggiungibili mulini a vento. Adesso… ora… in questo momento…

Navigare in alto mare, però, non sempre ti porta dritto alla tua meta, neanche quando il vento in poppa sembra la garanzia di un arrivo al punto segnato con una X sulla mappa. Le mani sul timone devono restare ferme e salde verso la direzione prestabilita. Ma le persone, si sa, sono foglie in balìa dei desideri più appassionati.

Così capita che un viaggio possa concludersi alla cima del vulcano tanto inseguito con la mano che cede al desiderio di stringere l’anello senza prima gettarlo nel fuoco.

Bramosia o raziocinio? Passione o razionalità?

Resta fermo il dubbio su cosa mi spinse ad uscire fuori a riveder le vetrine alla ricerca della mia maglietta perfetta.